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Perché Adesso o mai più? Oggi portiamo a Milano il nostro spettacolo ed é il momento adatto per questa domanda. A quattro mesi giusti dal suo debutto, Adesso o mai più ci ha già detto qualcosa di sé: si butta su questioni complesse e provocatorie con un’incoscienza rischiosa ma sa meritare la comprensione del pubblico, probabilmente perché non gli permette di assumere un unico punto di vista; scorre irruente, come una passione smodata, senza curarsi dell’applauso, senza cercarlo né pretenderlo, una canzone via l’altra, dando tutto ciò che ha; ispira, chi lo fa e chi lo guarda, senza avere la vanità dell’ispirazione. Richiama l’originale ma non é la stessa cosa. Urta e commuove. Possiamo ammettere queste sue qualità, con semplicità, anche perché non ci avremmo scommesso del tutto, nella sua lunga incubazione. Domani però si va a Milano, tappa un po’ mitica per la nostra storia, in uno dei più importanti teatri italiani, per un festival di ottimo livello, il nostro primo concorso nazionale. Ed é giusto andarci rimettendo in discussione tutto e dicendo al nostro spettacolo: “Questa sera vedremo quello che vali davvero, bello mio!”. E dunque è il momento giusto: perché Adesso o mai più? Che senso ha?

Ecco alcuni perché.
Perché, quattro o cinque anni fa, prima di ‘Musical il mio primo amore’ e di ‘Quel tipaccio di Braccio’, ci ha rapiti l’idea di una scena, senza né un prima né un poi, un attimo fondamentale, di svolta, nella vita vera di Jonathan Larson e ci siamo emozionati ad immaginarla sul palco mentre, sotto luci sempre più fioche, con un potente rovesciamento di fronte, illumina tutto proprio nel momento in cui affonda nel buio.
E perché, approfondendo la storia e l’opera di Larson, lavorandoci su e lasciandoci lavorare da lui, trasformando le idee in canzoni, costruendo lo spettacolo, incrociando il tutto con le nostre vite, abbiamo sentito crescere una profonda consonanza tra i nostri e i suoi valori e rafforzarsi, contro il fariseismo di tutti i tempi, quello sguardo di compassione creativa che fa vivere Rent nel cuore di tanti e che in un’altra lingua chiameremmo ‘perdono’.
E perché in Larson abbiamo trovato sostegno all’idea che giustifica Musicalmente fin dai suoi esordi: che, cioè, la creatività e l’arte sono vie di bene per l’uomo.
E, infine, perché c’era una domanda scomoda che uno spettacolo poteva aiutarci ad affrontare: e tu, come misuri una vita?
C’é un episodio minuscolo della vita di Larson che ha trovato spazio solo in parte nel nostro spettacolo e che qui ha senso recuperare pienamente. Poco prima del debutto di Rent, a cose ormai fatte, Anthony Rapp, che nel primo cast interpretò Mark, si complimentò con Jonathan per la prorompente bellezza dello spettacolo. Egli, già stanco e sinceramente confuso, si schernì: “Dici? Non ne sono sicuro, non so se Rent avrà successo”.
 Per quanto minuscola possa essere la portata di Adesso o mai più in rapporto al successo internazionale dell’opera di Larson, anche noi partiamo con questa stessa salutare ammissione di significato: a Milano, non sappiamo come andrà, ma sappiamo perché andiamo.
“Che cosa c’é nel cuore di chi non sogna?” (“Tu cosa scegli”, Adesso o mai più, Musicalmente, 2013)
MUSICALMENTE
(Mirco Mazzoli)